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Centro Don Vecchi

Residenze protetta per anziani,
residenze per persone in emergenza abitativa
e casa di iniziative solidali



Cos'è il Centro Don Vecchi

Il Centro Don Vecchi è una residenza per anziani, singoli o in coppia, di modeste condizioni economiche che non vogliono pesare sui figli ma desiderano vivere in maniera autonoma in un condominio protetto ed assistito.

Il Centro Don Vecchi è composto da sei strutture (due a Mestre, una a Marghera, una a Campalto e due in zona Arzeroni sempre a Mestre) sorte nel corso degli ultimi decenni. Il Centro mette a disposizione degli anziani meno abbienti centinaia di minialloggi assistiti con servizi comunitari di socializzazione in ambienti di lusso, qualificandosi così fra le realizzazioni più avanzate nel settore dell'assistenza alla terza età.

Il Centro di fatto svolge anche opera di prevenzione, prolungando il tempo dell'autosufficienza dell'anziano, offrendo una qualità di vita più umana ed infine donando agli anziani l'orgoglio di non pesare su alcuno, potendo anche i meno fortunati essere economicamente autonomi.

I Centri Don Vecchi 1, 2, 3 e 4 sono destinati ad anziani autosufficienti.
Il Centro Don Vecchi 5 è destinato agli anziani in perdita di autonomia.

Il Centro Don Vecchi 6 è destinato a persone di ogni età e famiglie in situazione di temporanea emergenza abitativa: disabili, separati, vecchi preti, operai, impiegati, medici e infermieri di altre città che lavorano a Mestre, ecc.

Chi ha realizzato il Centro Don Vecchi

Il Centro Don Vecchi nasce da un'intuizione del sacerdote don Armando Trevisiol che negli anni in cui è stato parroco ai Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo (VE) ha avviato numerose e innovative opere di solidarietà e sostegno agli anziani e alle persone più deboli.

Con l'aiuto del Signore, della provvidenza, con l'impegno ed il lavoro costante, è riuscito, non senza difficolta, a coinvolgere i fedeli, la città finanche alla regione e a finanziare le tre "opere faraoniche" descritte in queste pagine.

Dedicazione

Il Centro Don Vecchi prende il nome da don Valentino Vecchi, guida dei primi anni di sacerdozio di don Armando Trevisiol e ispirazione della sua pastorale. All'interno del centro vi è una lapide con incise queste parole:

La lapide con la dedica a mons. Valentino Vecchi

A don Valentino Vecchi
Uomo e sacerdote
che cantò la gloria di Dio
e servì la città
col pensiero col cuore
e con le opere.

I cittadini di Mestre
e i suoi discepoli

1° ottobre 1994

Cos'è il "Centro Don Vecchi" per una nonna

Dal diario di don Armando:

2 febbraio 2014
Pare che il "don Vecchi" favorisca la longevità. Sarà che l'ambiente è confortevole, sarà per la certezza che nessuno ti manderà via, sarà perché si ha la sensazione di vivere in un borgo, come una volta quando gli anziani si sedevano su una panchina a fumar la pipa e le vecchie a ricamare al tombolo o all'uncinetto raccontandosi le cose di casa, comunque sta di fatto che attualmente l'età media ha superato abbondantemente gli 84 anni e che gli ultranovantenni non sono proprio rari.

Un paio di settimane fa, dopo aver portato l'Eucaristia a nonna Gianna, che ha già compiuto novantanove anni, dato poi che avevo un po' di tempo, mi sono fermato a conversare con lei. In pratica è stata lei a tenere il bandolo del discorso, perché io, piuttosto di essere un buon parlatore, sono cosciente di essere un ottimo ascoltatore, offrendo via via all'interlocutore nuovi indirizzi al discorso quando esso sembra stia per esaurirsi.

La veneranda signora mi ha raccontato delle figlie che sono sempre presenti, dei nipoti che pur essendosi affermati nella vita non dimenticano mai la loro nonna e la coprono di attenzioni e di affetto. Mi ha riferito delle sue abitudini alimentari, del cioccolato che prende ogni pomeriggio come tonificante, della birretta analcolica che non si fa mai mancare, del pranzo che le portano dal catering, ma che le basta per il mezzogiorno e per la sera. Mi ha detto di Tania, la sua assistente, che la coccola con tenerezza e che è meglio di una figlia. Mi ha pure descritto come passa la giornata tra riposini, ora in poltrona ora a letto, ascoltando la radio per non sentirsi sola. Ed essendo quasi cieca segue i dibattiti alla televisione riconoscendo dalla voce i principali protagonisti della vita politica. Mi ha raccontato dei suoi fiori dei quali gode accarezzandoli dolcemente con le mani.

E ad intervalli ritornava a ringraziare per l'appartamentino che le è stato assegnato più di vent'anni fa, ripetendo con commozione: "Qui mi trovo veramente bene, io sono pronta, ma se il Signore mi vuol tenere qui qualche tempo ancora, ci rimango contenta". Poi ha concluso, con un tono un po' sornione e divertito: «Io ho pazienza e aspetto volentieri, anche se il Signore ritarda a chiamarmi in Cielo!»

Al "don Vecchi", come tutti possono immaginare, non è "tutto rose e fiori", però credo che, tutto sommato, questo sia il clima e l'atmosfera che si respira generalmente, perciò penso che valga la pena di sopportare qualche croce pur d'avere la soddisfazione che gente che ha sofferto, patito, lottato tutta la vita, possa viverne così serenamente il vespero. Sono sempre stato convinto che la vita sia "una cosa buona", ma se ci mettessimo un po' di buona volontà potrebbe essere più bella ancora.

Don Armando Trevisiol